Articolo di Roberta Capanni per  la rubrica “ViniDivini” – Non fatevi ingannare dall’appellativo Tenute, che suona leggermente pomposo alle pignole orecchie dell’Italia centrale, perché in realtà le Tenute Sajni Fasanotti sono piccoli poderi di pochi ettari raccolti sotto un giovane marchio.  Giovane ma con le spalle ampie di chi ha voglia di crescere in fretta e bene, senza “grilli” per la testa, con la voglia di imparare e migliorare.

A capo delle Tenute Sajni Fasanotti, c’è il signor Umberto un uomo che si è innamorato del vino dopo aver comprato, insieme ai figli Federica e Massimiliano,  Maso Palt.  Un imprenditore lombardo proveniente da un settore completamente diverso (industriale di successo nel settore degli strumenti scientifici per l’analisi chimica), che a un certo punto della sua vita si è innamorato della terra e del cielo del Trentino. Un colpo di fulmine che è l’inizio di un’altra grande impresa familiare.Grande ma di qualità, non una mega produzione ma una nicchia di tesori.
Anche se a sentirlo parlare non sembra sbarcato nel mondo del vino da così poco tempo, ha scelto una strategia assolutamente vincente per questa nuova impresa formata da  persone competenti e capaci.

L’azienda vitivinicola si trova sulle pendici del Monte Baldo, tra la Vallagarina, il lago di Garda e le Dolomiti del Brenta. Una zona tra i 330 e i 450 metri di altitudine, con una esposizione che mette le vigne al riparo dai venti freddi.
Tutto è partito da Maso Palt ma presto si sono aggiunti altri poderi e subito sono iniziate produzioni già ben riconoscibili e personali.

La degustazione di alcuni vini delle Tenute Sajni Fasanotti

Durante la degustazione abbiamo conosciuto cinque vini che hanno raccontato l’azienda e la sua filosofia senza risparmiarsi.
Abbiamo iniziato con gli spumanti Trento DOC con un superbo Blanc de Blanc 2017 sboccato nel 2020. Una bella bolla persistente davvero molto piacevole che dona energia e richiama profumi di cedro che, sicuramente,  merita di essere riesplorata con calma.

Le aziende per cui scrivo di vino sanno che scarto i termini tecnici volutamente, che mi affido alle emozioni, che non possono essere codificate. La mia scelta si basa sul rispetto del fruitore che non è obbligato a conoscere termini tecnici ma deve poter catturare l’essenza di un vino per poi fare la sua scelta. Il vino è emozione e quelli di Tenute Sajni Fasanotti di emozioni ne regalano molte.

Vini messaggeri sinceri del loro territorio

Prima di tutto passa il messaggio del bel lavoro fatto sia in vigna che in cantina. Un lavoro fatto di sapienza e  ricerca di originalità ma anche di  “sfruttamento” delle caratteristiche di un terreno che cambia, collina dopo collina.

Controcanto Rosè Ramato, Conte Alessandro un blend di Incrocio Manzoni, Sauvignon e Chardonnay, Podere Casette, un Marzemino trentino, il Cedrone Lagrein e il Note magiche per finire in dolcezza. Questi i vini proposti per questa degustazione intima, perfetta, senza troppi “giornalisti esperti del tutto e di tutto”. Una convivialità pacata e di studio, di confronto e discussione che molte aziende dovrebbero prendere ad esempio per presentare le loro produzioni al meglio.

Buona anche la scelta degli abbinamenti cibo vino, cosa spesso sottovalutata senza considerare che il consumatore medio italiano è propenso all’acquisto per l’abbinamento. Solo i vini che si possono godere e gustare, cioè quelli che oggi chiamiamo da meditazione, hanno bisogno di presentazioni svincolate dal cibo.

Cibo toscano e vini trentini

Nelle eccellenti proposte di cucina del ristorante del Plaza Hotel Lucchesi a Firenze, dove la toscanità dei piatti ha comunque svelato l’amore per la Sicilia dello chef,  i vini di Tenute Sajni Fasanotti hanno mostrato tutte le loro capacità evocative.

Un benvenuto perfetto con il Trento DOC Blanc de Blanc 2017 sboccato a febbraio del ’20. Un perlage intrigante e persistente e dal bel riflesso dorato. I profumi “delicatamente intensi”. Gustoso per quella sapidità che invita al sorso successivo.


La nostra degustazione è iniziata con il Pinot grigio del Controcanto 2020 il Rosè ramato di Maso Palt. Una lavorazione attenta con una fermentazione in acciaio ma con una piccola parte che tocca la barrique. Il terreno su cui nasce questo Pinot è calcareo ma sciolto e gli regala note intense e una struttura non banale.  Frutti bosco ancora croccanti, pera e spezie per questo vino che ha già ottenuto medaglie e riconoscimenti.  Un vino che si presta all’abbinamento con diversi piatti ma facendo attenzione perché non è un vino banale. E se a detta della proprietà il 2021 sarà ancora superiore non resta che attendere per godere di questo bel prodotto, “consolandoci” con questo 2020 perfetto. Il Controcanto 2020 lo abbiamo gustato in abbinamento ad una zuppa di pomodoro fresco con tapioca e salvia disidratata e con una terrina di fegato, fichi secchi, basilico e arancia da abbinare a pan brioche.

Il Conte Alessandro è un vino bianco Trento Doc che è stato definito “Un rosso travestito da bianco”. Una definizione perfetta per questo  vino con un suo carattere preciso. Il Conte Alessandro è un riuscito  blend di Incrocio Manzoni, Sauvignon e Chardonnay. Il 2018 che abbiamo assaggiato  dona note diverse che si rincorrono nel palato, la pera matura, la nota di ortica, quella leggera del pomodoro, quella tipica dell’idrocarburo dell’incrocio Manzoni. Un vino serio ma divertente che davvero si presenta sulle carni senza rinunce, che parla della lunga esposizione sulle fecce, della cura che riceve passaggio dopo passaggio. Un vino che non fa rimpiangere i rossi e anzi ingentilisce certe scelte culinarie. Sulle mezze maniche con faraona, lime e lampone disidratato, per esempio, ha fatto davvero una bella figura.

Il mio preferito: il marzemino di Podere Casette e la mia dedica

Un marzemino sorprendente. Un vitigno non poi così amato dai più che però a Tenute Sajni Fasanotti hanno reso capace di ottenere fidati estimatori. Podere Casette 2019 Trentino DOC è un vino per tutti ma non per tutti. Forse per palati che ricercano contenuto immaginativo, che abbiano voglia di esplorare lavorazioni non banali  che esaltano il racconto che questo vino fa del suo territorio.
Il bel colore rosso rubino ha tonalità che virano verso il viola. Alle note tipiche dei frutti e fiori di bosco si aggiungono piacevoli note speziate che avvolgono il palato e percorrono memorie profonde.

Un vino deve vibrare con le corde di chi lo assaggia. Il Podere Casette racconta una storia che non tutti possono capire. Tra un vino e il suo fruitore scorre quella vibrazione d’impatto che è la stessa che ti fa risultare una persona simpatica o antipatica al primo sguardo.
Un vino “schivo” che non si mostra apertamente, che ama essere scoperto.

Per questo, grazie anche al gentile omaggio di Tenute Sajni Fasanotti ho voluto dedicargli note con la frequenza di  396 mHz scelta appositamente dall’ampio repertorio che uso nella cucina vibrazionale e d’intento.
Il successivo assaggio al buio (un bicchiere con il vino sottoposto alla vibrazione musicale e un altro no) ha convinto tutti i miei ospiti.
Podere Casette è un vino vitale che sa ascoltare e poi regalare tutto il suo potenziale. Un vino che è facile “rendere felice” e generoso, che restituisce ciò che riceve. Sarà per quella piccola percentuale di uve fatte appassire, sarà per la mia predisposizione naturale e inconscia per “il Governo alla Toscana” e lavorazioni simili, che me lo ha fatto preferire su tutti?
Il Podere Casette, marzemino trentino, vino ricettivo, vitale, armonico in ogni senso perfetto con il guanciale cucinato come un peposo con purea di sedano rapa e polvere di sommacco siciliano.

 

Il Cedrone Trentino DOC è il Lagrein 2019  di ottima fattura che ha entusiasmato tutti.  Un vino dinamico che si presta ad essere goduto in ogni momento. Insolito e inaspettato con le note di bosco affiancate da altre ancora più eleganti e balsamiche. Un sorso fluido che coinvolge e si fa apprezzare nel racconto che fa del territorio. Scorre, avvolge e coinvolge regalando emozioni giovanili e fresche. Regge bene su molti piatti ma da solo diverte e per questo piace. Pare non impegnare mentre in realtà ha molte cose da dire ma sa dirle senza essere pedante. Un vino che mi è piaciuto molto anche se il mio preferito resta il Marzemino, quel Podere Casette, dal nome non altisonante ma capace di raccontare la storia delle storie.

Conclusione della nostra degustazione con Note Magiche il Moscato Giallo Dolce 2019 Trentino DOC perfetto perché non eccessivamente dolce. In abbinamento  con una delicata mouse di cioccolato con Sale  Maldon, olio extra vergine di oliva toscano, e fette di pane leggere e grigliate.

Tenute Sajni Fasanotti: non solo vino

Non solo vino per questa azienda che ha messo da subito la ristorazione come un altro punto focale dell’attività. Sulla strada statale che conduce dall’Autostrada del Brennero a Riva del Garda c’è il negozio aziendale e il ristorante BocconDiVino.  In preparazione per la stagione estiva, il cocktail e wine bar La Terrazzae  anche una brasserie Non solo brace.  Peccato essere così lontani. Chi è più vicino ne approfitti ripetutamente.

Tenute Sajni Fasanotti s.r.l.

Via Marconi, 40 – 38065 – Mori (Tn)

+39 0464 973640