A rileggerlo dopo tanti anni, il ‘Tonio Kröger’ di Thomas Mann mi è apparso un racconto verticale. Un po’ come un nordico larice che tenda a un indefinito alto, un vertice da identificare. E da capire se esista. Nel mezzo sta tutto il bello del cammino, degli amori da decifrare, dei sensi fisici e poetici da assimilare, dei paesaggi – urbani e no – e dei mari da attraversare. Con un libro in mano, una poesia in mente, una letteratura da modellare.

In questo percorso, c’è tempo pure per uno scavo interiore che all’autore di Lubecca riesce come a pochi. E c’è spazio per provare a conciliare più tensioni, una delle quali ci rimanda ai genitori. Il calore della madre e la sostenuta freddezza del padre. Sullo sfondo, la volontà di Mann di provare a ricucire il suo incipit artistico decadentista e schopenhaueriano con la sfera borghese, pur sempre la sua. Un’operazione che sarà fertile nelle opere a venire.

Thomas e Katia Mann nel 1929 a Berlino- foto autore sconosciuto

Piccolo grande capolavoro della letteratura europea

Guardando, però, a questo piccolo grande capolavoro della letteratura europea dal nostro punto di vista, non mancano anche gustose notazioni enogastronomiche (d’altronde, il tema del cibo riveste una funzione significativa un po’ in tutta la produzione letteraria di Thomas Mann).

Al di là del tè, che ricorre alcune volte, non possiamo non segnalare la passeggiata di Tonio ragazzino con l’amato amico Hans: “ Ho letto una cosa splendida, una cosa meravigliosa..disse Tonio. Camminando mangiavano dei bonbons di frutta, comprati per dieci soldi dal droghiere Iwersen nella Mühlenstrasse. – Bisogna che tu lo legga, Hans, è il Don Carlos di Schiller…”.

Oppure, la pagina relativa a una festa, con un Kröger più maturo, ma sempre molto giovane: “poi la quadriglia riprese. E dopo ci fu l’intervallo. La cameriera entrò con un tintinnante vassoio pieno di coppe di gelatina d’uva e la cuoca seguì nella sua scia con un carico di plum-cake”.

L’anelito verso il Nord

Bello l’anelito verso il Nord, quando il protagonista informa l’amica Lisaveta Ivànovna della sua intenzione di partire per la Danimarca… e ricorda i libri, i nomi e cognomi di lassù, il Baltico… ma anche i pasti: “Pensi ai pasti scandinavi, quei pasti ineguagliabili, che si possono sopportare solo in una forte aria salmastra (chi sa se sarò ancora in grado di tollerarli) e che io conosco un pochino da casa mia, perché così si mangia anche dove io sono nato”.

 

Chiudiamo con una pietanza della quale – candidamente ammettiamo – non sospettavamo neanche l’esistenza. Sulla nave diretta verso la Danimarca Kröger incontra “un uomo rossiccio, vestito semplicemente, con occhi orlati di rosso e un aspetto freddo e umido, come se uscisse da un bagno. Durante la cena, nel salone di bordo, era stato vicino a Tonio Kröger e aveva inghiottito, con mosse timide e discrete, un’enorme quantità di frittata all’aragosta”. Durante la conversazione che segue, l’uomo confessa… “Prendiamo il piroscafo per Copenaghen, ho pensato, ed ora eccomi qua; finora è tutto molto bello. Ma quella frittata all’aragosta non mi è andata giù; vedrà, la notte si fa tempestosa, l’ha detto il capitano in persona, e con un cibo così pesante nello stomaco non sarà davvero un divertimento”.

“Tonio Kröger”, di Thomas Mann. Il libro è servito.