Cristiano Savini durante i mesi del lockdown ha pensato di mettere a punto una sua idea che da tempo aveva a cuore. La Toscana non è solo tartufo, quello che la Salvini Tartufi esporta in tutto il mondo, è anche cultura culinaria di grande livello. Sapori e saperi unici che una rete distributiva, che raggiunge oltre 40 paesi, può far conoscere.
Fare cultura culinaria nel mondo è mettere un altro biglietto da visita accanto a quello di cipressi e olivete.

Occorreva però preparazione ed eccellenza, saper fare e conoscenza. Ci voleva un esperto. E chi meglio di Paolo Gori oggi alla guida della trattoria Burde di Firenze? Paolo e Andrea Gori portano alto il nome di questa trattoria storica in via Pistoiese alla periferia della città, senza mai scendere a compromessi con le mode. Nasce così la cucina di Burde in vaso.

Portare sapori e profumi della Toscana nel mondo

La grande capacità nella cucina tradizionale toscana, la conoscenza estrema di ingredienti e cotture di Paolo, era ciò che Cristiano cercava. Nasce così questo matrimonio che ha dato vita a 14 prodotti che abbiamo avuto l’onore di assaggiare in una degustazione a cui Paolo Gori ha fatto da cicerone. Quando assaggio un nuovo prodotto prendo sempre molto sul serio il compito.

Chi ci segue la nostra rivista sa bene che, ormai dal 2014, niente è lasciato al caso. Se un’azienda non ci piace, se non crediamo nei loro valori, noi difficilmente assaggiamo. E quando lo facciamo, se non siamo soddisfatti , non vi inviatiamo a provare. Il rispetto del nostro lettore prima di tutto. Il nostro motto “meno like” ma più clienti per le aziende di cui scriviamo! Da qui l’intesa con chi come i protagonisti di questa unione, porta avanti la nostra stessa filosofia.

 

Oltre la “moda” del barattolo e dei finti sughi

Se Cristiano aveva il desiderio di portare nel mondo i sapori e i profumi della cucina toscana, Paolo ha la volontà di fare “educazione” al cliente. Sente questa responsabilità, di dare genuinità e gusto ma senza espedienti solo con materie prime di altissima qualità.Tutto questo riportato in barattolo.

Durante questo periodo di chiusura sono stati in diversi a proporre una cucina “in barattolo”. La differenza sostanziale è che queste ricette, che attingono alla cultura culinaria della Toscana, sono un pezzo di storia. Sapori a molti sconosciuti, abituati  (poveri loro) a gusti  “annacquati” da finti “sughi e crostini alla toscana”. Basta aprire anche uno solo dei barattoli, belli e colorati, pensati per questa linea per sentire la differenza.

 

Il classico crostino toscano non è il paté dal colore “insoddisfacente” che si può trovare in tanti barattoli che recano la scritta “crostino toscano”.  Non arriva all’olfatto abituato quell’odere  tra l’acre e il dolciasto di un’olio di pessima qualità. Qui una volta scaldato a bagnomaria, il barattolo, non appena aperto, racconta  l’arte povera ma di sostanza della cucina della nonna. Il colore è diverso come lo è la  consistenza, che fa affondare i denti nei piccoli pezzi.E ancora,  il baccalà mantecato  qui chiamato “Montebianco”, il pesto di cavolo nero simpaticamente soprannominato l”incavolata” nera.

Stesso risultato e stessa emozione per il ragù bianco, un classico a cui non tutti sono abituati persi in quello alla bolognese “buono ma diverso” da quello toscano. Al massimo la nonna metteva un po’ di concentrato ma spesso si evitava. Il sapore degli ingredienti di carne mista, si esalta e dà valore alla pasta. Una pasta ti ottima qualità, dove il sugo con scivola via ma si “aggrappa”, si avviluppa e rende il boccone un’esperienza da seguire con calma.

Sul tema pasta sapete quante volte ci siam soffermati. Essere italiani e mangiare pasta non vuol dire essere dei conoscitori. Personalmente mi meraviglio ancora le poche volte che entro in un supermercato della pasta che vedo nei carrelli.

 

Salse, marmellate e rub ma al top resta l’acciugata

Tra le salse, almeno per me c’è solo l’imbarazzo della scelta,  anche se l’acciugata, nata un tempo per dare sapore  ad una bistecca diversa da quella di oggi, mi ha colpito.  Una salsa sapida da mettere su una carne che un tempo era più difficile da cuocere. Carni di animali che avevano lavorato tutta la vita e non vissuto nel confort delle stalle moderne davando carni meno morbite che andavano aiutate un po’.
Ottima anche sul pane però e posso assicurarlo avendola sperimentata con un pane toscano leggermente croccante.

Se la tradizione classica si è espressa in queste prime ricette un occhio alle richieste del mercato odierno non è mancato. Sono nati i rub per il barbeque ai profumi della Toscana. Un gioco bellissimo di sentori, spezie, botaniche conosciute a chi ama la Toscana. Unico, il rub all’alchermes (il liquore rosso tipico dei dolci toscani) con i suoi profumi e poi rosa e agrumi a raccontare l’amore dei Medici per la bellezza e gli agrumi anche i più strani.

In conclusione se abitate lontano dalla Toscana, sia in Italia che all’estero, (approfitto qui per ringraziare i nostri lettori dell’Oregon e della Russia) è possibile assaggiare un pezzo di vera toscanità. Un’esperienza che non poteva che venire da una realtà a cui abbiamo sempre dato credito per competenza, cortesia e grande capacità di portare la Toscana nel mondo. Due aziende storiche che riportano armonia tra due “litiganti” storici:  tra Firenze e Pisa.

Roberta Capanni

Seguimi sulla mia pagina fb o sil mio profilo, o su instagram

Segui il canale YOU TUBe di GustarViaggiando