Sanremo è Sanremo. Ma quanti sanno che l’idea di un Festival della Canzone Italiana è nato a Viareggio? L’idea era di Aldo Valleroni che subito dopo la guerra, era il 1947, pensò a qualcosa per attirare in Versilia villeggianti. Pensarono di lanciare canzoni nel corso della stagione balneare. Anche se l’Azienda Autonoma Riviera di allora preferì a questa proposta una mostra canina, la cosa interessò Alberto Sargentini presidente del Comitato Festeggiamenti del Carnevale.

Da qui fu abbracciata da Sergio Bernardini, allora gestore della Capannina del Marco Polo di Viareggio e tutto ebbe inizio. Il “1 Festival della canzone Italiana”, un evento ovviamente radiofonico perché la televisione ancora non c’era, ebbe un grande suscesso. Grazie a Aldo Angelici, direttore di Radio Firenze , cioè la  sede della Rai fiorentina e all’editore  un Silvio Da Rovere, arrivò perfino l’orchestra della Rai.

Primo Festival della canzone Italiana: Viareggio 25 agosto 1948

IL “Primo Festival della canzone Italiana” iniziò la  sera del 25 agosto 1948 alla Capannina del Marco Polo di Viareggio e fu un successo. Vinse “Serenata al primo amore” di Pino Moschini mentre l’anno successivo fu vinta da un cantante che ci ha lasciato solo pochi giorni fa: Narciso Parigi con una canzone intitolata il “Il topo di campagna”!
Ma già dalla seconda il Festival ebbe grosse difficoltà e nel 1950 la poco  lungimirante Azienda Autonoma disse che alla Capannina era meglio fare una mostra canina “che di canzoni bastavano quelle del Carnevale”.

Una Versilia poco “visionaria” quella di allora. Infatti, per le stesse ragioni il “festival dell’umorismo” traslocò a Bordighera e il  “Burlamacco d’oro” se ne partì per Venezia trasformato in “Gondola d’oro”.  Ma si sa la Toscana non ha mai amato le idee dei suoi figli…

E così Sanremo, dove già nel Casinò si cercava di intrattenere gli ospiti con la musica, raccolse ciò che la Toscana buttava e lo fece fiorire. A 70 anni dal debutto all’avvicinarsi di Sanremo, volenti o nolenti, l’Italia parla di Sanremo pensandolo come un “gran baraccone”  e forse senza vedere la sua finalità di specchio del paese. Nel suo libro il giornalista Marino Bartoletti racconta le storie e raccoglie tutte le canzoni e ne da anche una visione “sociale”.  Dalla “bianca colomba” di Nilla Pizzi del 951,  una storia d’amore con un dietro chiaro di quella Trieste che ancora non era entrata in Italia (ci vorranno altri 7 anni) , a “Ti regalerò una rosa” canzone sulla pazzia di Simone Cristicchi, alle polemiche su Mahmood di chi si era fermato solo sul ritornello e così via…

Almanacco del Festival di Sanremo di Marino Bartoletti e Lucio Mazzi

Sanremo è un simbolo dell’Italia. Tutta la società in cambiamento ne è stata rappresentata.  Per arrivare all’esplosività di “Volare” ci siamo dovuti sorbire – dice Bartoletti durante la presentazione del libro – tanti scarponi, fiori e mamme.  Il festival dove all’inizio i cantanti potevano partecipare anche con più canzoni  -racconta ancora  marino- e si presentavano in coppia come Achille togliani e il Duo Fasano composto delle signore Secondina è Terzina Fasano!

Sanremo i fiori e le canzoni e quella storia italiana passata attraverso i testi di meravigliosi autori italiani, poeti dei nostri giorni.  Nella città ligure sono arrivati cantanti stranieri quasi sconosciuti poi diventati icone mondiali come Stevie Wonder.  Sanremo che ha “dato il nome” a tante ragazze come le tante Deborah nominate dopo l’esibizione della canzone 1968 nell’interpretazione in abbinamento di Fausto Leali e Wilson Pickett.

Dietro Sanremo c’è tanto lavoro, tanta preparazione, tante polemiche. Ma le canzoni sono un messaggio come quello lanciato dal grande Giorgio Faletti arrivata nel 1984 al secondo posto un chiaro il richiamo alle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Un brano che era una denuncia delle condizioni lavorative delle forze dell’ordine italiane ed in particolare dei carabinieri. Questo è Sanremo e viaggiare vuol dire anche conoscere la storia di eventi e città che li hanno creati o accolti.

Roberta Capanni