Quando si parla di cucina etnica si pensa sempre a qualcosa di diverso ma conosciuto. Nelle nostre città i ristoranti cinesi, giapponesi, indiani, sudamericani abbondano per questo siamo rimasti molto colpiti dal ristorante Ararat. Ararat, ovvero il monte sacro su cui approdò Noè dopo il diluvio. Nel cuore più vivace di Firenze, in Borgo la Croce tra Piazza Beccaria e il mercato di Sant’Ambrogio,  Ararat offre una cucina caucasica che può solo piacere. Ristorante armeno e giorgiano dove si respira la grande cultura culinaria di questa terra dalla grande storia.

La magia di un’alfabeto e la storia di Vardan

Il locale è accogliente e moderno, verde salvia e oro in abbondanza. L’Armenia si respira nelle grandi scritte in oro sulle pareti in alfabeto armeno e naturalmente nel menù. Ma ciò che più ci ha colpito è stata la storia di Vardan un uomo il cui volto dimostra che la vita ha dato e tolto tanto. È la storia del suo paese che passa su quel viso sbarcato in Italia 5 anni fa. La sua patri è l’Armenia, la sua casa, ormai, l’Italia. Firenze lo ha accolto.

Vardan è di Gyumri ma per lui è Kumary, il nome antico della città. Una città grande che tutti nel corso dei secoli hanno voluto ribattezzare: sotto il dominio delle tribù turche, Kumayri fu turkificato come Gümrü da qui Gyumri il nome odierno. Nel 1837, Kumayri fu ribattezzata Alexandropol in onore della moglie dello zar Nicola I, la principessa Alexandra Fjodorovna. Tra il 1924 e il 1990, la città fu conosciuta come Leninakan in onore di Vladimir Lenin.

Un menù esotico ma adatto a noi

Da Ararat ci si trova davanti ad un menù dai sapori intensi. La cucina armena e georgiana affonda le radici in una cultura millenaria che si sente in ogni piatto. Una cucina speziata, ma non troppo piccante e, soprattutto, profumata. Tanto aglio e cipolla ed erbe  meno usate da noi come il coriandolo.  

Mangiare da Ararat a pranzo è come staccare dal mondo veloce che c’è fuori ed entrare in un angolo di pace. Di sera musica e atmosfera, profumi, insomma un viaggio in un mondo diverso dalla Firenze rinascimentale e ottocentesca. Il menù a pranzo permette di scegliere velocemente e si adatta a chi mangia carne e chi no. I piatti sono quelli tipici della cucina armena e georgiana che sono abbastanza simili anche se hanno differenti cotture.Quello che colpisce è una certa “magia”, forse data dalle spezie…

Immancabile la Tolma (involtini in foglie di vite), ottimo il Pkali a base di verdure e molto agliato, come i khinkalini bolliti ripieni di carne di manzo e maiale con tante spezie. Molto usate anche le melanzane che si ritrovano in varie preparazioni. Noi avremmo voluto assaggiare tutto ma gustare la cucina di Ararat richiede più esperienze.

Interessante la panificazione:  con il lavash, il pane dell’antica tradizione armena  e il Puri il pane dell’antica tradizione georgiana. Per concludere in bellezza consigliamo i pakhlava fatto con pasta sfoglia aromatizzata con la cannella, miele e noci.

La scelta à ampia e i prezzi davvero accessibili. Inoltre tutto è curato nei minimi particolari: i piatti, il servizio e le proposte di cantina. Noi consigliamo di assaggiare i vini tipici anche perché la tradizione di georgiana ha un millenario passato di vinificazione.

Un vino antico

La particolarità dei vini georgiani è il processo di vinificazione. Un processo spesso ancora legato alle tradizioni antiche come lo stoccaggio in recipienti di argilla chiamati kwevri che offrono una ossigenazione che regala intensi profumi. I georgiani dicono che la vinificazione è nata proprio qui e forse è vero visto che ci sono quasi 800 specie differenti di vitigni in Georgia. Il vino più famoso, che troverete in carta da Ararat, è il Saperavi.  Un vitigno nero che da un vino vini rosso scuro che si presta ad un lunghissimo invecchiamento e si abbina bene ai piatti più saporiti. Ma, come dicevamo, la cosa migliore è provarli tutti, esperienza, dopo esperienza.