World Pasta Day 2017: capitale San Paolo del Brasile. Il nostro prodotto identificativo nel mondo.

Ma quanta italianità e prodotto italiano ci sono nella nostra pasta?

World Pasta Day: oggi 25 ottobre nel mondo si celebra il giorno della pasta ed è come dire W l’Italia. La “capitale” del World Pasta Day 2017 sarà San Paolo del Brasile a dimostrazione come la nostra abitudine nazionale però pare aver contagiato tutti tanto che i consumi procapite in 10 anni sono saliti a livello mondiale del 57%.

La giornata Mondiale della Pasta ci da l’occasione per parlare di qualità perché gli italiani ne consumano più di tutti e quindi l’importanza delle materie prime con cui viene fatta è basilare.
La maggior parte delle persone acquista la pasta al supermercato e mira alle grande marche che da decenni si son fatte conoscere a suon di costose campagne pubblicitarie. Alla “propria” marca di pasta gli italiani sono affezionati e difficilmente ne provano altre. Ma la pasta dai nomi italianissimi spesso “non parla italiano” cioè non è fatta con grani prodotti e trasformati nel nostro paese.

Prezzi e richiesta

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La crescente richiesta e il prezzo che “deve” mantenersi basso portano le grandi aziende ad acquistare grani all’estero dove, non ci stanchiamo mai di ricordarlo, non sono in vigore normative e controlli sui prodotti alimentari validi quanto quelli italiani.
Quindi è appurato che il 30-40% della semola utilizzata nei pastifici arriva dall’estero. Ma da vove viene il grano usato per fare la pasta commercializzata dalle marche più famose? Non è facile dirlo perché le grandi marche, quelle che per intendersi spendono milioni di euro per campagne pubblicitarie dove campi di grano, contadini, mulini, massaie di una volta mostrano un mondo bucolico ormai scomparso, non dicono chiaramente da dove viene il grano che viene mischiato con quello italiano. Canada, Stati Uniti, Australia sono i produttori maggiori ma anche altre nazioni ci riforniscono del grano duro necessario epr fare la pasta.

Grano italiano mischiato a quello estero

Un procedimento, che la legge permette, che porta le aziende a poter scrivere sulla confezione prodotto italiano. Questo non vuol dire che la pasta non sia buona però. Le nostre aziende sono all’avanguardia e la maestria italiana nell’arte di fare la pasta non si discute. Se le grandi marche utilizzano grani esteri mischiati con quelli italiani in misura variabile (dal 20% al 70%) sul territorio nazionale resistono tanti piccoli pastifici che utilizzano solo grano nazionale. Purtroppo la nostra produzione è scarsa e non può coprire il nostro fabbisogno ma avete mai provato ad acquistare pasta di un piccolo pastificio?Sapore, colore, profumo vi ripagano sempre della spesa superiore.

Il prezzo e storia fanno la differenza

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Come per tutti gli acquisti alimentari il prezzo fa la differenza. Quindi, non è detto che la pasta secca che acquistiamo nella GDO (grande distribuzione) non sia buona ma bisogna sapere che se anche riporta la scritta Made in Italy può non essere prodotta con grano duro italiano.
La tradizione della pasta nel nostro paese viene da lontano e non arriva dalla Cina perché già altre culture presenti sulla penisola miscelavano acqua e macinato di grani, cioè farine, per ottenere un prodotto simile alla pasta che conosciamo.
Rimanendo sul suolo italiano interessante ricordare che gli Etruschi probabilmente usavano la pasta come dimostrano raffigurazioni di oggetti di uso comune all’oggi (matterello, spianatoia ecc…) rinvenute nella tomba della Grotta Bella a Cerveteri risalente a un periodo tra il X e il IX secolo a.C.

Il termine etrusco  ”makària” passò nel vocabolario latino fino ad arrivare ai nostri giorni (maccheroni) a cui si unisce “laganum” termine usato per indicare un impasto di acqua e farina, tirato e tagliato a strisce che ricorda le nostre “lasagne”.
Il termine pasta invece deriva da impastare. La storia della pasta è un viaggio affascinante da conoscere, viaggio che l’ha portata fino a noi e che oggi, insieme alla pizza, ci contraddistingue.
Comunque sia la pasta è un alimento che fornisce energia e non è corretto toglierla dalla dieta, basta non mangiarne troppa. Ogni 100 grammi di pasta secca (non all’uovo) forniscono circa 350-60 calorie a cui si aggiunge il condimento, è digeribile se cotta al dente e con l’aggiunta di proteine ( per esempio pasta e fagioli) è un piatto completo.
Il world pasta Day è quindi un’occasione per ripensare alla pasta e alle sue qualità.

Roberta Capanni

Una ricetta Carbonara di mare dell’Adolfo

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