Ville da mettere nel carnet di viaggio per dormire e mangiare “come un papa”

Da Clemente IX  al ristorante Atman

Ci sono luoghi la cui vista è un’esperienza che trasmette sensazioni intense: Villa Rospigliosi  a Spicchio di  Lamporecchio è una di queste.  Sono arrivata alla Villa ( sì voglio mettere la V maiuscola) godendomi il panorama delle colline toscane che dalla piana di Fucecchio portano in direzione Montecatini e Pistoia. Alle belle ville in Toscana ci siamo abituati anche se le mie frequentazioni hanno sempre riguardato soprattutto quelle tipicamente medicee e quindi non mi aspettavo di rimanere colpita. Appena imboccato il vialetto che costeggia l’ampio prato su cui si apre la villa rospigliosi ncostruzione mi sono accorta di essere entrata in un altro mondo, un mondo fatto, soprattutto, di eleganza.

La mano dell’architetto è quella felice di Gian Lorenzo Bernini a cui papa Clemente IX, al secolo Giulio Rospigliosi affidò i progetti della sua dimora toscana. Il breve papato del Rospigliosi, dal 1667 al 1969, non gli permise di vedere finita la villa che fu utilizzata come residenza estiva dalla famiglia.

Poi dal 1900 un lento declino aveva “allontanato” la villa dai fasti per cui era stata progettata: e fino agli ’60 ospitava un collegio gestito da severe educatrici religiose che alimentavano la paura delle povere ragazze lì ospitate con le leggende dei fantasmi che, si diceva, abitassero quelle stanze.
Restaurata ma mal gestita finalmente, pochi anni fa, ha trovato i suoi estimatori che l’hanno acquistata iniziando un restauro attento e prezioso in sintonia con i fasti per cui era stata progettata.

parco villa Rospigliosi nCosì, l’ho conosciuta, con il restauro già avanzato voluto da Jimmi Carocchi. La Villa accoglie il visitatore in un ampio salone a pianta ellittica interamente affrescato da Ludovico Gimignani. Le figure allegoriche  si alternano  e invitano ad alzare lo sguardo verso l’alto sul soffiddo completamente affrescato. Due scale elicoidali portano al piano superiore dove si trova il salone reale e altre stanze oggi trasformate in due splendide suite per viaggiatori che ricercano l’estrema bellezza dell’armonia e il silenzio della campagna di Lamporecchio. È facile immaginarsi nobiluomini che si aggiravano in queste stanze, personale di servizio che silenziosamente camminava lungo gli stretti, incurvati insoliti corridoi  assecondano l’andamento ellittico dei saloni principali.2015-05-28-cioccolato-nocciola-half

Davanti alla Villa un grande prato, oggi curatissimo, la fontana circolare e sullo sfondo la Cappella Gentilizia. Al piano interrato, nelle antiche cucine, il geniale Carocchi ha voluto lo chef stellato  Igles Corelli e la sua brigata di cucina.  Il ristorante Atman è perfettamente inserito in questo ambiente che ha ritrovato la sua funzione originaria. In quelle che erano le vecchie cucine, dove enormi camini si sposano perfettamente con la semplicità carica di eleganza del nuovo ristorante, ho avuto la fortuna di gustare i menù di Corelli. Mai scontati, sempre “impegnativi”, tutti da scoprire. Una cucina d’eccellenza, una cucina circolare, dove niente viene sprecato e che vale la pena provare anche per avere il piacere di sentire le spiegazioni del giovane e impeccabile personale di sala che puntualmente arriva, portata dopo portata, a spiegarti con dovizia di particolari, l’esperienza gustativa che stai per fare.
E Corelli, sornione e vivace racconta delle erbe che cerca in zona, o dei funghi e dell’orto  e parla con la nuova proprietà della necessità di una stanza per fare anche i formaggi.  Sì perché  in questo “luogo ritrovato” ogni boccone che portate alla bocca proviene dalle cucine del ristorante, dotate delle migliori e più innovative attrezzature, sogno di qualsiasi chef.
In un contesto come questo non poteva mancare una cantina adeguata: 600 aziende e 1800 le etichette proposte, con scelte mai scontate e trasmesse così bene dai giovani sommelier tanto che è facile, anche per chi non si interessa di vino o champagne, ritrovare nel bicchiere i  profumi e gli aromi descritti.

IglesA questo punto vi domanderete come sono arrivata a scoprire questa meraviglia. È stata l’arte, e in particolare il “realismo milanese della mostra “Realismo e altre cose. Opere della Fondazione Antonio e Giannina Grillo” a condurmi qui.
Un altro grande intervento della nuova proprietà che con questa permanente ha aperto una nuova stagione per la villa, una stagione fatta anche di mostre, concerti e eventi culturali.  Una mostra “diffusa” in tutta la villa, 400 opere di artisti come Ampelio Tettamanti o Ernesto Treccani che avvolgono il visitatore anche in posizioni insolite (da Atman “spazzano” l’altezza delle volte quasi come affreschi sospesi) e in ogni luogo accessibile della villa.

E come ha dichiarato Salvatore Grillo, colui che ha creato la collezione, (e anche qui la storia è davvero bella), con l’esposizione persone, artisti oggi dimenticati, continuano a vivere insieme all’ eleganza e alla cultura ritrovate.

Roberta Capanni