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Firenze mangiando bistecca. Forse sarà perché vivo a Firenze, O forse perché questa città offre spunti per viaggi nella storia, nella cultura e nella buona tavola legata all’arte, Non so spiegarlo, ma come mi muovo per entrare in una vecchia e classica trattoria Firenze in via Lambertesca, mi si apre un mondo abbastanza sconosciuto.

Quei magici anni’30

Ecco che inizia un altro viaggio nella storia  di Firenze. No non è la Firenze Capitale, bensì la città descritta da  Carlo Bo. ” Firenze era filtro ed appuntamento della cultura che stava per soccombere sotto gli orrori ed il disordine di una nuova guerra. Se ci piacesse un’immagine diremmo che a Firenze, alla fine degli anni trenta, si ritrovarono tutti i grandi scrittori e artisti del Novecento”.
Sono quegli  anni dove il Caffè Giubbe Rosse aveva fatto da testimone alla nuova corrente dei Macchiaioli.Adesso i tavoli della trattoria “Antico Fattore” riunivano l’arte e la cultura italiana.

Quella bottega di via Lambertesca

Firenze mangiando bistecca nella bottega in via Lambertesca, vicino a piazza della Signoria. Dove c’era il via vai di personaggi come Eugenio Montale, Carlo Bo, Alberto Carocci, Alessandro Bonsanti, Ottone Rosai, Primo Conti. A cui si aggiungevano personaggi di passaggio come De Chirico. Tutti uniti nel condividere l’arte e la cultura davanti a un tavolo da pranzo.
L’interscambio culturale si arricchiva delle serate di mercoledì. Serate alle quali si aggiunsero in poco tempo Cesetti, Carrà e Libero Andreotti.
Proprio a quest’ultimo venne l’idea di istituire un premio di poesia, con una giuria composta da pittori e scultori. Il primo anno, il 1931, venne assegnato il premio di mille lire ad Eugenio Montale con “la casa dei Doganieri”. Per finanziarlo, gli amici artisti della tavolata fecero un’asta vendendo le loro opere.

I dipinti dei grandi fra piatti e bicchieri

All’Antico Fattore in quei tempi immagino i capolavori che si sono appoggiati tra piatti e bicchieri. Dipinti di Carrà, Rosai, Conti, Andreotti e Carena. Gli artisti per rendere personale la trattoria e le due grandi stanze che li ospitavano giornalmente, decisero di affrescarla riempiendo le pareti di fiori di Peyron, tendaggi colorati del Colacicchi e i colombi del Carena, aiutati dai giovani allievi dell’Accademia di Belle Arti.

Il sogno distrutto dalla guerr

Purtroppo la seconda guerra mondiale ha distrutto tutte queste testimonianze, cancellando visivamente un periodo storico. Gli anni scorrevano verso momenti bui, ma le idee si moltiplicavano nelle menti e nei cuori dei giovani artisti. Le riviste culturali del momento come Solaria e Frontespizio gridavano all’Europa, all’allargamento degli orizzonti che venivano schiacciato da una cultura di forza fascista. Lasciato alle spalle il futurismo di Marinetti, si era sulla strada del surrealismo ermetico, un modo di ribellione all’indottrinamento mussoliniano.

Il premio Antico Fattore

Nel 1932 il premio venne assegnato a Salvatore Quasimodo con ” Odore di Eucalyptus”. Con l’arrivo della guerra d’Etiopia e il clima politico italiano sempre più incerto, il  premio “Antico Fattore” venne interrotto e mai più ripreso nonostante i tentativi fatti nel dopoguerra. I tavoli dell’Antico Fattore continuarono ad accogliere personaggi come Carlo Levi, Italo Svevo e Mario Tobino. Personaggi che hanno contribuito a portare avanti la cultura e l’arte del nostro paese. Davanti a un tavolo, con del buon cibo e del buon vino, sono state partorite opere, idee, e viaggi nella cultura internazionale.