Violet Trefusis hasempre visto la citta dal panorama che domina Firenze da “ villa L’Ombrellino” che è di una bellezza da togliere il fiato. La villa costruita nel 1350, appartenne alla famiglia Segni per circa quattrocento anni. Vi soggiornò Galileo  Galilei, mentre Ugo Foscolo, vi compose le ” Grazie”. In tempi più moderni  Winston Churchill  da qui amava dipingere il panorama della città per rilassarsi, e Francoise  Mitterand ammirava e apprendeva quella conoscenza che poi lo porterà’ a diventare uno dei più amati e culturalmente evoluti presidenti di  Francia. 

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Violet Trefusis e il suo Ombrellino su Firenze

Violet Trefusis conoscete la sua storia? A metà’ dell’Ottocento, la villa fu acquistata dall’inglese Alice Keppel favorita di Edoardo VII . Lei trasformò il giardino in uno splendido parco all’italiana affidando le antiche siepi di bosso all’arte topiaria dell’architetto paesaggista inglese Cecil Pinsent. Alla morte di Alice Keppel, nel 1947, la villa fu ereditata dalla figlia Violet Keppel Trefusis,  la quale amò senza riserve, fino alla sua morte nel 1972, la città’ di Firenze. Violet, scrittrice e saggista, fu amica di personaggi influenti provenienti da tutto il mondo che amavano soggiornare a Firenze e incontrarsi  in territorio neutro per prendere importanti scelte e decisioni. 

Violet e il suo amore non scontato

Che Firenze sia stata sempre ammirata e scelta per soggiorni più o meno lunghi da tanti stranieri, è risaputo, ma Violet amò la vera fiorentinità. Quella dei cittadini più che le opere meravigliose d’arte che ne fanno una delle città più ammirate del mondo. Una visione aperta rispetto a quella descritta da alcuni personaggi britannici come Elizabeth Browing. Violet fu una delle poche inglesi che non si fece narcotizzare dalle bellezze delle opere d’arte di Firenze. Gli inglesi hanno sempre pensato che i fiorentini fossero ignoranti e distratti nei confronti dei tesori della loro città, o forse si sono sempre sentiti una ” razza superiore”.

Violet e la sua Primavera del ponte distrutto

È proprio questa concezione di ottica diversa dai propri connazionali che colloca Violet Trefusis nell’intimità di Firenze. Violet amava i cittadini di Firenze, il loro sarcasmo, il piacere della vita e dei cibi, il rispetto delle tradizioni. Una sintonia rara tra una città difficile come Firenze e una persona. Questo attaccamento e tanta  devozione le consentìrono di ricevere come prima

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Violet Trefusis è conosciuta anche come Donna Violetta amica di Firenze. Combattè  per prima le apparenze di una società che ha la felicità di apparire, di interpretare il proprio personaggio, dove ciascuno fa lo sforzo per apparire ciò che non è. A Violet possiamo solo essere grati per quello che fece veramente e non per apparenza. Dopo che i nazisti distrussero i ponti di Firenze, e il ponte di Santa Trinità fu ricostruito con le pietre recuperate dal fiume Arno, Violet sovvenzionò le ricerche della testa di Primavera, una delle statue distrutte.

Violet il 1966 e gli angeli del faNgo

Durante l’alluvione del 1966 fece in modo che il Comune di Parigi fornisse aiuti economici immediati. I suoi scritti di elogio al sindaco Piero Bargellini, agli Angeli del fango che ripulirono la città devastata, grazie alla sua fama, fecero il giro del mondo. Per la Trefusis la città era come essere pensante e vivente. Quando scrive il romanzo “Pappagalli sull’Arno’, fa una parodia alla società fiorentina, mettendo in evidenza quella parte di persone che elogiano solo il bello, l’apparenza. Violet sapeva con il cuore che nella spietatezza goliardica fiorentina si nasconde l’amarezza della vita. Spesso celandovi l’invidia come sentimento che indebolisce chi ne è’ affetto, costituendo classi superiori o inferiori, una piramide sociale che non poggia e prospera sui meriti. Violet tra le righe cerca di trasmettere con i suoi romanzi che la vera ricchezza, di solide e profonde radici, è la cultura.

Violet e la sua eredità perci poveri di firenze

Violet Trefusis incoraggia il gemellaggio tra Firenze e la città di Edimburgo poco prima di morire a Villa dell’Ombrellino il 1 marzo del 1972, lasciando in eredità più di sei milioni di lire ai poveri di Firenze, una statua di fattura greca chiamata ” il fauno”. Le sue ceneri riposano al cimitero degli Allori. Non conoscevo così a fondo la storia di questa donna, di una scrittrice che scelse Firenze e il vero cuore pulsante della città, alla quale dobbiamo sicuramente dire grazie per tutto ciò che ha dato e fatto per creare e lasciare in eredità alla città da lei prescelta. Il suo romanzo ” Pappagalli sull’arno” merita di essere letto da ogni concittadino che desideri sorridere in tempi così tristi. Un po’ di romanticismo vittoriano certe volte può far bene!